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martedì 1 settembre 2009

Chi si deve occupare di scienza

In molti campi dello scibile, troppo spesso si osserva che, a fronte di un enorme quantità di dati, si abbia un modesto, quando non addirittura irrilevante, aumento delle conoscenze.
Da questo deriva la necessità di rivedere modalità e regole che governano sia la comunicazione degli esiti delle proprie ricerche alla Comunità Scientifica ("Publish or Perish"), sia il trasferimento e la divulgazione di conoscenze consolidate e di recenti acquisizioni.
In particolare, per quanto riguarda il settore della scienza e tecnologia degli alimenti, anche alla luce della produzione scientifica nazionale recensita dalle biblioteche informatiche internazionali, forse è arrivato il momento di iniziare a riflettere, tutti insieme s'intende, sull'attualità e sulla validità dei "perchè" e dei "come" delle nostre ricerche e del trasferimento delle conoscenze, oggi.
I risultati della scienza e della tecnologia, se da un lato hanno consentito straordinarie accelerazioni del sapere, dall'altro per l'uso improprio di alcune tecnologie hanno provocato, specialmente negli ultimi anni, il sorgere di quesiti che l'uomo non si era mai posto.
Proprio la necessità di tutelare i fondamentali diritti dell'individuo, cioè la vita, la salute, la dignità e tutti i valori a quest'ultima connessi, rende conto dell'esigenza di una regolamentazione dell'uso di molte delle applicazioni della scienza.
Si è molto discusso, ad esempio, del diritto del singolo ad un patrimonio genetico non manipolato, del diritto alla segretezza del genoma, del diritto di ognuno ad una morte dignitosa esente da ogni forma di accanimento terapeutico.
Ma pensiamo anche a nuovi diritti, in passato poco considerati, come la salvaguardia della biodiversità, il rispetto per l'ambiente, uno sviluppo sostenibile, un'alimentazione per tutti sicura, salutare, gradevole ed accessibile.
Crediamo che chiunque e a qualsiasi titolo sia impegnato nella ricerca scientifica non possa "chiamarsi fuori" da queste fondamentali questioni.
Ecco allora che diventa sempre più importante il tanto auspicato dialogo tra le "due culture", la letterario-umanistica" e quella "scientifico-tecnologica", anche perchè la polverizzazione del sapere per effetto di una eccessiva specializzazione ha raggiunto, almeno in taluni settori, un livello davvero inaccettabile.
La frantumazione della tecnica in mille e mille specializzazioni ha polverizzato la partecipazione collettiva al lavoro e svuotato di senso comunitario la stessa esistenza. Ma la cultura degli uomini non si lascia immiserire fino alla scomparsa.
L'epoca dell'informatica risollecita l'intelligenza a formulare giudizi globali dove si compongono i conflitti tra umanesimo e scienza, per una nuova capacità progettuale infinitamente più vantaggiosa per l'essere umano nella sua unità.
Le scienze umane e sociali, la storia, la sociologia, l'antropologia, la filosofia, costituiscono il tramite per una ritrovata unità del sapere".
In questo senso, l'istituzione "Università", proprio per le sue origini e la sua storia rappresenta l'Universo delle diverse discipline, il loro naturale punto di incontro, la massima espressione del concetto di sinergia culturale, rischiando così di perdere il contatto con l'essenza stessa dell'avventura scientifica.
In questa fase di sviluppo del nostro Paese è particolarmente importante che la ricerca, intesa come inesauribile fonte di idee, realizzazione di progetti e sviluppo di prodotti scientifici, non sia soltanto privilegio di pochi "addetti ai lavori", ma possa anche servire per soddisfare esigenze della società e degli individui che la compongono.
Ad esempio, nei rapporti tra Università e Imprese vi è da dire che la pressione esercitata sui sistemi di ricerca per la traduzione delle conoscenze in applicazioni tecnologiche stimola sempre più stretti legami tra scienza e tecnologia, quindi tra scienza e sistemi produttivi.
Ma se da un lato la sequenza "Ricerca-Innovazione-Sviluppo" è il motore del processo evolutivo, lo stesso meccanismo produce effetti di "selezione" nel sistema imprenditoriale che colpiscono le aziende più deboli si comprende quindi come la disseminazione e il trasferimento mirato delle conoscenze e dei risultati delle ricerche siano diventati strategie prioritarie a livello europeo, nazionale e locale.
(Lerici C.)

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