Scrivere una relazione, un articolo, un rapporto, uno studio di fattibilità, un manuale, o un libro, è un’attività che gli ingegneri e gli scienziati devono costantemente svolgere nella loro carriera. Eppure, alcuni pensano che la redazione di un manoscritto sia la parte più noiosa e frustrante di un lavoro, che scrivere sia un’interruzione irritante del loro “vero” lavoro, un’attività di livello inferiore. Altri ritengono che scrivere sia un’attività che ha un solo scopo legittimo, quello di informare, trasmettere informazioni e dati da una testa all’altra. Le altre due funzioni della scrittura in genere, e di quella tecnico-scientifica in particolare, persuadere e motivare, secondo loro non riguardano gli scienziati. L’idea che la scrittura deve essere circoscritta solo ai
fatti e ai dati è limitativa: i problemi, le conclusioni e le raccomandazioni non sono dati, eppure giocano un ruolo importante in molta documentazione. Gli ingegneri e gli scienziati, per essere efficaci, devono fare molto di più che informare: devono anche provare, spiegare, valutare, giustificare, difendere, attaccare, scegliere, sostenere, confutare.
Nell’università l’unico momento in cui la scrittura è considerata, e spesso in modo superficiale anche da alcuni docenti, è quando si deve scrivere una tesi.
Per molti studenti la scrittura della tesi di laurea, di master o di dottorato, è l’attività più drammatica degli studi universitari: la redazione è un’agonia sia per lo studente sia per il relatore, la revisione è una tortura, e scrivere e riscrivere è una umiliazione. L’esperienza fondamentale di una tesi non è tanto, o soltanto, studiare cose nuove, ma imparare a lavorare su problemi irrisolti in modo autonomo. La redazione della tesi deve quindi riflettere anche questa maturità. Una tesi valida non soltanto per il contenuto, ma anche per la sua leggibilità, organizzazione e aspetto, è spesso un’ottima prima presentazione per il mondo del lavoro.
fatti e ai dati è limitativa: i problemi, le conclusioni e le raccomandazioni non sono dati, eppure giocano un ruolo importante in molta documentazione. Gli ingegneri e gli scienziati, per essere efficaci, devono fare molto di più che informare: devono anche provare, spiegare, valutare, giustificare, difendere, attaccare, scegliere, sostenere, confutare.
Nell’università l’unico momento in cui la scrittura è considerata, e spesso in modo superficiale anche da alcuni docenti, è quando si deve scrivere una tesi.
Per molti studenti la scrittura della tesi di laurea, di master o di dottorato, è l’attività più drammatica degli studi universitari: la redazione è un’agonia sia per lo studente sia per il relatore, la revisione è una tortura, e scrivere e riscrivere è una umiliazione. L’esperienza fondamentale di una tesi non è tanto, o soltanto, studiare cose nuove, ma imparare a lavorare su problemi irrisolti in modo autonomo. La redazione della tesi deve quindi riflettere anche questa maturità. Una tesi valida non soltanto per il contenuto, ma anche per la sua leggibilità, organizzazione e aspetto, è spesso un’ottima prima presentazione per il mondo del lavoro.
La comunicazione tecnico-scientifica (scritta e orale) è tradizionalmente associata all’ingegneria e alle scienze. Oggi, però, essa, soprattutto nel solo aspetto tecnico, tocca quasi ogni attività e professione, e con una gran varietà di documenti, articoli, relazioni, definisce, descrive e guida le attività nell’industria, nelle professioni, negli enti statali, nelle istituzioni della ricerca, nella scuola, in breve, in una qualunque attività umana ben strutturata.
Molte persone leggono documenti tecnici di varia difficoltà in diverse occasioni, sia al lavoro sia a casa. Per esempio, informazioni particolareggiate sulla natura e caratteristiche della voce, e sugli organi che la generano, sono importanti sia per i medici sia per gli ingegneri dell’informazione che progettano sintetizzatori. Sapere come funzionano i muscoli è importante per i fisioterapisti, i ciclisti, i medici. I dati sul tempo sono cruciali per i meteorologi, i pescatori, gli operatori turistici. I foglietti illustrativi che accompagnano i medicinali sono letti da operatori della sanità di cultura e funzioni diverse, oltre che dal malato.
La scrittura è uno stimolo importante per il progresso della scienza e della tecnica e sua parte integrante. Mettere per iscritto le proprie idee su un argomento ne migliora sempre la comprensione, perché la scrittura non è indipendente dal processo mentale d’apprendimento, o da quello che porta alle scoperte.
Spesso la scrittura definisce o ridefinisce gli obiettivi, i confini e il significato delle stesse scoperte. Esempi storici mostrano che le idee emergono, si sviluppano, cambiano forma e sono abbandonate perché sostituite da nuove idee e spiegazioni, che si rivelano essere quelle corrette Scrivere un manoscritto scientifico non è un esercizio di ricostruzione fedele del processo creativo ma ne fa parte, e in modo profondo. Nessuno, infatti, sa con precisione ciò che pensa finché non lo esprime con parole scritte o pronunciate.
La scrittura è uno stimolo importante per il progresso della scienza e della tecnica e sua parte integrante. Mettere per iscritto le proprie idee su un argomento ne migliora sempre la comprensione, perché la scrittura non è indipendente dal processo mentale d’apprendimento, o da quello che porta alle scoperte.
Spesso la scrittura definisce o ridefinisce gli obiettivi, i confini e il significato delle stesse scoperte. Esempi storici mostrano che le idee emergono, si sviluppano, cambiano forma e sono abbandonate perché sostituite da nuove idee e spiegazioni, che si rivelano essere quelle corrette Scrivere un manoscritto scientifico non è un esercizio di ricostruzione fedele del processo creativo ma ne fa parte, e in modo profondo. Nessuno, infatti, sa con precisione ciò che pensa finché non lo esprime con parole scritte o pronunciate.
Un articolo è pubblicato validamente se appare in riviste che costituiscono la letteratura principale. La pubblicazione è valida se:
a) È la prima pubblicazione che riporta informazioni sufficienti per permettere alla comunità scientifica, contemporanea o futura, di valutare le osservazioni, la teoria, i risultati, il processo intellettuale, o di ripetere gli esperimenti.
b) È sottoposta a giudici.
c) È pubblicata su una rivista, o atti di un congresso, disponibili in modo permanente e senza restrizioni.
Alcuni atti dei congressi, i rapporti interni, le proposte scritte per enti statali, o internazionali, la documentazione accessibile attraverso internet, non si qualificano come letteratura principale, perché non soddisfano uno o più dei criteri su elencati.
Nel mondo della ricerca (italiana e internazionale), pubblicare un articolo ha un significato ben diverso dal concetto di pubblicazione legale che vige in Italia, dove un qualsiasi testo può essere “pubblicato” se è depositato presso la Procura della Repubblica e la Prefettura (si veda la legislazione al riguardo). Questo concetto non fa parte della tradizione scientifica, come si evince dal quadro storico descritto nella prossima sezione.
a) È la prima pubblicazione che riporta informazioni sufficienti per permettere alla comunità scientifica, contemporanea o futura, di valutare le osservazioni, la teoria, i risultati, il processo intellettuale, o di ripetere gli esperimenti.
b) È sottoposta a giudici.
c) È pubblicata su una rivista, o atti di un congresso, disponibili in modo permanente e senza restrizioni.
Alcuni atti dei congressi, i rapporti interni, le proposte scritte per enti statali, o internazionali, la documentazione accessibile attraverso internet, non si qualificano come letteratura principale, perché non soddisfano uno o più dei criteri su elencati.
Nel mondo della ricerca (italiana e internazionale), pubblicare un articolo ha un significato ben diverso dal concetto di pubblicazione legale che vige in Italia, dove un qualsiasi testo può essere “pubblicato” se è depositato presso la Procura della Repubblica e la Prefettura (si veda la legislazione al riguardo). Questo concetto non fa parte della tradizione scientifica, come si evince dal quadro storico descritto nella prossima sezione.
Nascita, sviluppo e struttura della comunicazione tecnico-scientifica
L’invenzione, nell’Europa occidentale del XVII secolo, di un meccanismo per pubblicare in modo sistematico frammenti di lavoro scientifico mediante un articolo, può essere stato l’evento chiave nella storia della scienza moderna.
Per pubblicare i risultati di una ricerca non è più necessario raccogliere molto materiale, o inventare un sistema o una teoria complessa e completa fin nei minimi particolari. La pubblicazione sistematica accorcia i tempi di propagazione del sapere e ne moltiplica gli effetti nella comunità scientifica. È pur vero che un articolo non è che un tassello di un mosaico più vasto, importantenon per se stesso ma perché parte di un grande scenario, tanto che molti modesti contributi alla grande banca delle conoscenze umane producono un potere collettivo più grande di quello del singolo.
Gli articoli del XVII e XVIII secolo erano lettere erudite inviate ai segretari o ai presidenti delle società scientifiche e ai direttori o curatori delle riviste, non più a privati, con l’intesa che sarebbero state pubblicate nella forma originale, o in una versione riscritta dal direttore o dal segretario. Molti di questi articoli, per gli standard moderni, erano molto brevi: il semplice cenno a qualche osservazione o scoperta, spesso soltanto uno o due paragrafi. Spesso il principio organizzativo degli articoli lunghi era una narrazione storica, con esperimenti legati a posti e tempi particolari.
Il XIX secolo portò significativi progressi nel progetto sperimentale, nei metodi statistici d’analisi dei risultati sperimentali, e nuove teorie spiegarono risultati sperimentali e osservazioni.
Di conseguenza i direttori delle riviste e il corpo, rapidamente crescente, degli scienziati professionisti iniziarono ad imporre standard più rigorosi su ciò che doveva costituire un articolo accettabile e ad aspettarsi, sia dall’autore sia dal lettore, qualche familiarità con le conoscenze già note, ricordando che la scienza è cumulativa. La forma dell’articolo doveva cambiare per soddisfare queste nuove attese.
Il secolo XIX portò il cambiamento che condusse al principio organizzativo, oggi universalmente accettato, noto come struttura canonica:
1) Intestazione (titolo, lista e credenziali degli autori)
2) Riassunto
3) Introduzione
4) Corpo (metodi, teoria, esperimento, risultati)
5) Discussione
6) Conclusione
7) Ringraziamenti
8) Riferimenti bibliografici (bibliografia).
La rivoluzione scientifica del XVII secolo cambiò radicalmente il terreno di lavoro della scienza perché dette grande importanza all’esperimento e all’osservazione, ritenne che le leggi della natura devono essere espresse da leggi matematiche, evidenziò la predizione dei risultati, e diffuse l’idea che le nuove scoperte fanno avanzare sia la conoscenza di sé e dell’universo, sia il dominio sulle forze della natura, per una maggior utilità dell’umanità.
Nella storia questa è la prima rivoluzione dedicata ad uno sviluppo continuo, tuttora in svolgimento, e ad una ricerca senza fine.
Di conseguenza i direttori delle riviste e il corpo, rapidamente crescente, degli scienziati professionisti iniziarono ad imporre standard più rigorosi su ciò che doveva costituire un articolo accettabile e ad aspettarsi, sia dall’autore sia dal lettore, qualche familiarità con le conoscenze già note, ricordando che la scienza è cumulativa. La forma dell’articolo doveva cambiare per soddisfare queste nuove attese.
Il secolo XIX portò il cambiamento che condusse al principio organizzativo, oggi universalmente accettato, noto come struttura canonica:
1) Intestazione (titolo, lista e credenziali degli autori)
2) Riassunto
3) Introduzione
4) Corpo (metodi, teoria, esperimento, risultati)
5) Discussione
6) Conclusione
7) Ringraziamenti
8) Riferimenti bibliografici (bibliografia).
La rivoluzione scientifica del XVII secolo cambiò radicalmente il terreno di lavoro della scienza perché dette grande importanza all’esperimento e all’osservazione, ritenne che le leggi della natura devono essere espresse da leggi matematiche, evidenziò la predizione dei risultati, e diffuse l’idea che le nuove scoperte fanno avanzare sia la conoscenza di sé e dell’universo, sia il dominio sulle forze della natura, per una maggior utilità dell’umanità.
Nella storia questa è la prima rivoluzione dedicata ad uno sviluppo continuo, tuttora in svolgimento, e ad una ricerca senza fine.
Il cambiamento fu istituzionalizzato nella nascita di periodici scientifici, fondati con lo scopo di divulgare e pubblicare nuovi risultati per il beneficio di tutti, di essere i depositari delle scoperte (archivio dell’umanità), e di assicurare la priorità e la proprietà intellettuale allo scopritore, scopi tuttora perseguiti dalle riviste.
Nella presentazione del primo numero di Alta Frequenza (una storica rivista italiana dell’ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni), nel 1932, si afferma che la rivista: «vuol sì raccogliere i lavori italiani, che finora si dividevano fra varie pubblicazioni, non tutte completamente “specializzate”, e renderli meglio noti e apprezzati in Italia e fuori...
A tal fine essa si propone non solo di attuare una raccolta di seri scritti originali ma di essere anche, più e meglio di certe pur autorevoli pubblicazioni straniere, un periodico di informazione o, come oggi si dice, di documentazione scientifica e tecnica».
Alle discipline fisiche classiche (d’origine greca, quali la meccanica, l’ottica e l’idraulica teorica) intese come matematica applicata, all’inizio del XVII secolo si aggiunsero altre quasi prive della componente matematica, ma ricche di osservazioni ed esperimenti (elettrologia, magnetologia, fisica del passaggio di stato, struttura della materia ed altre), discipline la cui matematizzazione, cioè l’uso del moderno linguaggio scientifico, avvenne nei due secoli successivi, a partire da Galileo Galilei (1564-1642). In questo periodo il processo raggiunse il suo punto più alto con la pubblicazione (1687) dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton (1642-1727), ossia i Principi matematici della filosofia naturale.
La grande importanza rivolta alle osservazioni e agli esperimenti influì molto sulla comunicazione tecnico-scientifica, scritta e orale.
Alle discipline fisiche classiche (d’origine greca, quali la meccanica, l’ottica e l’idraulica teorica) intese come matematica applicata, all’inizio del XVII secolo si aggiunsero altre quasi prive della componente matematica, ma ricche di osservazioni ed esperimenti (elettrologia, magnetologia, fisica del passaggio di stato, struttura della materia ed altre), discipline la cui matematizzazione, cioè l’uso del moderno linguaggio scientifico, avvenne nei due secoli successivi, a partire da Galileo Galilei (1564-1642). In questo periodo il processo raggiunse il suo punto più alto con la pubblicazione (1687) dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton (1642-1727), ossia i Principi matematici della filosofia naturale.
La grande importanza rivolta alle osservazioni e agli esperimenti influì molto sulla comunicazione tecnico-scientifica, scritta e orale.
Per loro natura, le osservazioni e gli esperimenti sono confinati entro un’area ben definita, hanno
una loro unità, e la pubblicazione che possono generare è breve. Questa caratteristica fu di grande importanza per l’affermazione dell’articolo come mezzo di comunicazione e per lo sviluppo della rivista, perché condusse alla seguente formula: un esperimento o una osservazione ⇒ una comunicazione ⇒ una pubblicazione.
Prima della comparsa delle riviste periodiche, il mezzo di comunicazione preferito era, e da sempre, il libro.
una loro unità, e la pubblicazione che possono generare è breve. Questa caratteristica fu di grande importanza per l’affermazione dell’articolo come mezzo di comunicazione e per lo sviluppo della rivista, perché condusse alla seguente formula: un esperimento o una osservazione ⇒ una comunicazione ⇒ una pubblicazione.
Prima della comparsa delle riviste periodiche, il mezzo di comunicazione preferito era, e da sempre, il libro.
Nell’antichità classica la comunicazione tecnico-scientifica era basata esclusivamente su libri, spesso monografici come le opere di Euclide (330?-275? a.C.) o Archimede (287-212 a.C.), e tecniche nuove valide potevano anche trovarsi disseminate in libri che trattavano argomenti di tutt’altro genere. Un esempio è l’interessante proposta di miglioramento delle segnalazioni luminose formulata da Polibio (200-118 a.C.) nelle Storie, il primo telegrafo (= scrittura a distanza) della storia.
Il libro, però, non è né tempestivo né economico, perché l’autore, per giustificarne la pubblicazione, deve aspettare fino a quando non ha accumulato un numero sufficiente di risultati sperimentali o di sviluppi teorici. Il libro tende a presentare argomentazioni complete, e non permette al lettore una risposta immediata. La comunicazione attraverso i libri tende ad evitare il confronto, a ridurre il disaccordo e la discussione, e non sviluppa la competizione nella comunità scientifica.
Un mezzo qualificato per pubblicare brevi articoli c’era già: erano le collezioni, raccolte monografiche di articoli, pubblicate dalle accademie e dalle società scientifiche. Queste raccolte avevano però difetti tali da non poter essere uno strumento efficace della comunicazione tecnico-scientifica.
Il libro, però, non è né tempestivo né economico, perché l’autore, per giustificarne la pubblicazione, deve aspettare fino a quando non ha accumulato un numero sufficiente di risultati sperimentali o di sviluppi teorici. Il libro tende a presentare argomentazioni complete, e non permette al lettore una risposta immediata. La comunicazione attraverso i libri tende ad evitare il confronto, a ridurre il disaccordo e la discussione, e non sviluppa la competizione nella comunità scientifica.
Un mezzo qualificato per pubblicare brevi articoli c’era già: erano le collezioni, raccolte monografiche di articoli, pubblicate dalle accademie e dalle società scientifiche. Queste raccolte avevano però difetti tali da non poter essere uno strumento efficace della comunicazione tecnico-scientifica.
Uno era la lingua usata. Contrariamente a quello che comunemente si crede, nei secoli XVII e XVIII molte pubblicazioni erano in volgare, non in latino, anche se quest’ultima era pur sempre la lingua preferita della comunicazione scientifica accademica, e ciò poteva essere un ostacolo alla diffusione delle conoscenze. Galileo, infatti, pubblica in italiano il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano (1632) e i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica ed i movimenti locali (1638), perché vuole comunicare con il pubblico colto, non con i filosofi naturali (ossia gli scienziati dell’epoca).
Ma quando si rivolge agli accademici usa il latino: nel Sidereus Nuncius e nel trattato, contenuto nei Discorsi, nel quale discute il moto rettilineo uniformemente accelerato. René Descartes (Cartesio, 1596-1650) pubblica la Geometria in francese (1637), Newton pubblica una raccolta di scritti di ottica, Ottica (1704), in inglese.
(fonte:web)
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