Più o meno consapevolmente, ogni nostra azione trova la sua spinta nel desiderio di soddisfare un bisogno.
In tali circostanze, quando tutto va bene la tensione che ci carica si risolve in una naturale soddisfazione. Al contrario, quando incontriamo degli ostacoli, la tensione che sino a quel momento ci ha sorretto e trasportato si scontra con l'ostacolo stesso, fermando la sua corsa. Tutto ciò si ripercuote sul nostro stato d'animo, generando "frustrazione".
Questo sentimento negativo può indurre pessimismo, impedendo una corretta visione delle cose e viziando le nostre azioni successive. In definitiva, l'impatto con un ostacolo genera un'ulteriore barriera che, per quanto possa risultare "antipatica", fa parte della nostra vita quotidiana: la frustrazione.
E' vero che talvolta essa suscita reazioni esagerate, ma è altrettanto vero che disponiamo di un'infinità di espedienti per farvi fronte e, molto spesso, anche per volgerla a nostro vantaggio.
Come le vaccinazioni ci hanno immunizzato nei confronti di talune malattie, così le esperienze vissute sin dai primi anni di vita ci possono aver preparato nei confronti delle frustrazioni proprie dell'età adulta.
Per quanto lo stato emotivo che connota il sentimento di frustrazione possa apparire sgradevole, superata la prima ondata di negatività può assumere una connotazione funzionale.
La frustrazione, infatti, accresce la carica, facilitando il raggiungimento dello scopo.
In altri termini, rispondere alla frustrazione in modo adeguato significa usarla come punto d'appoggio per superare l'ostacolo che si frappone fra noi e il raggiungimento dell'obiettivo. Naturalmente questa operazione, per quanto indispensabile, non è né semplice né facile: per attuarla é necessario esaminare non solo le caratteristiche della vicenda, ma soprattutto le nostre reazioni senza cercare di ingannarci.
La frustrazione, infatti, accresce la carica, facilitando il raggiungimento dello scopo.
In altri termini, rispondere alla frustrazione in modo adeguato significa usarla come punto d'appoggio per superare l'ostacolo che si frappone fra noi e il raggiungimento dell'obiettivo. Naturalmente questa operazione, per quanto indispensabile, non è né semplice né facile: per attuarla é necessario esaminare non solo le caratteristiche della vicenda, ma soprattutto le nostre reazioni senza cercare di ingannarci.
Provando e riprovando, mettendo a fuoco l'obiettivo, facendo un'analisi accurata delle circostanze oggettive o affrontando un lavoro di introspezione per scoprire se e quanto il fallimento dipenda effettivamente da una causa esterna oppure da noi, sarà possibile utilizzare positivamente la frustrazione, affrontando con più slancio l'ostacolo oppure modificando il proprio comportamento, a seconda dei risultati dell'analisi.
Le cause della frustrazione
Le barriere che non permettono all'individuo di raggiungere un obiettivo sono di numerosissimi tipi, ma possono venire raccolte in tre gruppi fondamentali da cui derivano:
- ambiente fisico
- ambiente sociale
- cause personali
Descriviamo ciascun gruppo singolarmente.
L'ambiente fisico
Rientrano in quest'ambito tutti gli ostacoli che si oppongono concretamente alla soddisfazione dei bisogni dell'individuo.
L'automobilista che ha fretta si sentirà frustato ogni qualvolta incontrerà un ingorgo.
Gli ostacoli determinati dall'ambiente fisico di solito vengono tollerati senza eccessivo sforzo dall'individuo, poiché sono anonimi, privi di significato personale e di intenzionalità.
Quando vorremmo procedere velocemente alla guida della nostra automobile e tre o quattro semafori rossi ci bloccano, sopportiamo il conseguente sentimento di frustrazione in virtù della consapevolezza che non sono stati messi lì apposta per intralciare il nostro cammino. Naturalmente fanno eccezione i paranoici animisti, convinti che il semaforo nutra segreti rancori proprio nei loro confronti. Ma questa è un'altra storia.
L'ambiente sociale
Al contrario delle precedenti, le frustrazioni derivanti dall'ambiente sociale sono più difficili da accettare, in quanto sono dovute alla presenza e all'azione di altri individui vicini a noi.
Il lavoratore non è tanto suscettibile alle frustrazioni derivanti dall'ambiente fisico (rumori molesti, spazio limitato, scarsa luminosità, ecc.) quanto a quelle determinate dalle persone che lo circondano: il suo diretto superiore che afferma di non potergli concedere le ferie nel periodo richiesto, alcuni colleghi che tendono a escluderlo dal loro gruppo durante la pausa pranzo e così via.
In questo quadro le maggiori fonti di frustrazione sono rintracciabili nei riti, nelle consuetudini, nei doveri e nei divieti impliciti ed espliciti di cui la nostra vita è costellata.
E' anche vero che la saggezza popolare, proprio in quanto tale, sa trovare anche le sue scappatoie. Così, se da un lato si afferma che l'unione fa la forza, dall'altro si risponde che chi fa da sé fa per tre.
Allo stesso modo, all'eticissima affermazione l'onestà prima di tutto si contrappone il funzionale suggerimento per cui gli affari sono affari.
In qualche caso si può scegliere fra una posizione e l'altra: dipende da quel che si vuole dimostrare o dall'obiettivo che si intende raggiungere. In molti altri casi non è così, e il vincolo rimane.
Cause personali
L'individuo stesso può racchiudere in sé le cause della propria frustrazione.
Alcune di queste possono essere psicologiche, altre legate alla costituzione fisica.
Un esempio delle prime può essere individuato in un'eccessiva timidezza che non permette di parlare con quella persona "particolarmente simpatica", oppure in una spiccata emotività che, trasformandoci in una sorta di duplicato fantozziano, rende disastroso il nostro colloqui di lavoro.
La situazione diviene intollerabile quando siamo consapevoli delle nostre potenzialità e del modo in cui il limite riesce a comprimerle.
Fra le cause del secondo tipo vengono individuate come fonte di frustrazione tutte le limitazioni determinate dall'organismo che, per immaturità fisiologica o alterazione funzionale, impediscono il soddisfacimento di un bisogno.
Un adulto che presenti un difetto all'udito (alterazione funzionale) porta in sé la causa di frustrazione che gli impedisce di partecipare alla conversazione dei familiari.
Quali sono le risposte adeguate che permettono di superare la frustrazione?
D. Krech e R. S. Crutchfield, psicologi dell'Università di Berkeley (California), hanno sperimentalmente identificato i tre tipi di risposte più frequenti:
- intensificazione dello sforzo
- cambiamento dei mezzi
- sostituzione dell'obiettivo
Prendiamoli in considerazione individualmente.
Intensificare lo sforzo
Di solito rappresenta la risposta più immediata.
Entro certi limiti, quanto maggiore è l'ostacolo tanto superiori devono essere le energie messe in moto per superarlo. Sappiamo bene che talvolta la sfida lanciata dalla delusione dei risultati dei nostri sforzi produce un "attacco" più intenso.
Probabilmente la forza della nostra motivazione raggiunge il suo massimo proprio quando incontriamo un ostacolo: mancando quello, gli impegni rientrano più o meno nella routine e vengono eseguiti senza entusiasmo.
Chi si sia accinto per la prima volta a ritinteggiare il proprio appartamento ipotizzando di completare l'opera in due giorni, conosce bene la frustrazione che si prova la sera quando, nonostante l'attrezzatura predisposta e gli sforzi profusi, si accorge di aver dipinto a malapena il 20% della superficie totale. La notte passa fra sogni di paradisi tropicali, dove le abitazioni hanno solo il tetto.
Al mattino lo stato d'animo della sera precedente, che insinuava pensieri di incapacità e inettitudine, può trasformarsi in una sorta di determinazione implacabile: "pareti... a noi due". I movimenti diventano rapidi e precisi, ogni distrazione è bandita, fame e sete vengono percepite solo quando si trasformano in dolore fisico: si procede determinati e implacabili sino a quando il rimanente 80% del restauro é stato completato.
Lo stato di tensione prodotto dalla frustrazione costringe l'individuo a fermarsi, mettendolo nella condizione di dover valutare l'effettiva funzionalità dell'obiettivo stesso. Scoprire che in realtà essa ha una portata inferiore alle previsioni gli fornisce la serenità sufficiente per individuare nuove mete da raggiungere, talvolta completamente diverse, ma soprattutto effettivamente più funzionali ai suoi bisogni e alle sue aspettative.
Un giovane laureato in legge non riece a sfondare nella libera professione.
Un'analisi sincera e attenta può permettergli di comprendere che ha seguito quel corso di studi solo per far felici i genitori, senza un reale interesse personale. Proprio questa mancanza di spinta interiore gli rende impossibile canalizzare nel lavoro quelle energie che sarebbero necessarie per diventare un principe del foro o, almeno, per avere abbastanza patrocinati da poter sopravvivere.
Compresa la situazione, il giovane può fare quello che ha sempre desiderato, e apre una birreria. Il piacere intrinseco del lavoro gli fa ottenere grandi successi, che mantiene e incrementa anche grazie alle nozioni di diritto, che utilizza nei rapporti con il fisco e gli altri uffici pubblici. In breve diviene titolare di una catena di birrerie, tanto che i genitori gli dicono: "Bravo come sei, chissà che splendido avvocato saresti stato".
Cambiare i mezzi
Esistono casi in cui, nonostante lo sforzo sia stato notevole e gli strumenti adottati adeguati, l'obiettivo rimane lontano. Ne abbiamo testimonianza quando l'improvvisato imbianchino comincia a valutare l'ipotesi di abbandonare l'impresa fra la camera e il salotto. In situazioni del genere uno dei modi per uscire dallo stato di frustrazione consiste nel considerare la situazione da un nuovo punto di vista. La risposta alla domanda "ho agito nella maniera giusta o avrei dovuto usare mezzi diversi?" costituisce un elemento utile per trasformare il sentimento negativo in un'energia più utile per superare l'ostacolo. In altri termini, talvolta l'insorgere di problemi che si frappongono fra noi e il nostro obiettivo richiede un cambiamento di strategia.
Infatti, non sempre il rinforzo di un comportamento si dimostra vincente. Persone convinte di poter ottenere ciò che vogliono da chiunque per il solo fatto di essere simpatiche possono fallire miseramente davanti a un interlocutore "tutto d'un pezzo": più loro insistono con battute di spirito e tentativi di familiarità, più l'altro si sentirà irritato e reagirà negativamente. Invece di perseverare, inquinando sempre più la situazione, sarebbe bene che si chiedessero dove hanno sbagliato, ristrutturando il loro approccio.
L'imbianchino estemporaneo potrebbe decidere di sostituire il pennello con un rullo, di modificare la densità della tinta usata o di farsi sostituire da un professionista.
Nella ricerca ricerca di un surrogato valido dell'obiettivo iniziale, la tensione che si viene a produrre, sostenuta dalla necessità di soddisfare comunque il bisogno, spinge il soggetto verso la ricerca di un traguardo analogo a quello non raggiungibile, altrettanto valido, ma che presenti ostacoli meno impervi lungo il percorso per ottenerlo. Da notare come, proprio in virtù della novità che esso rappresenta, una volta individuato può diventare addirittura più attraente di quello iniziale.
Ammettiamo che il re delle birrerie dell'esempio precedente avesse un compagno di studi universitari realmente attratto dalla professione forense.
Questi, nonostante la propria passione, può aver trovato la libera professione troppo frustrante per tutte le difficoltà economiche e organizzative che ha incontrato.
Ridefinendo il proprio obiettivo, cerca e trova lavoro presso l'ufficio legale di una banca di interesse nazionale dove, motivatissimo, fa rapidamente carriera.
Sostituire l'obiettivo
Talvolta per raggiungere la propria meta occorre trovare una strada nuova, come ben sanno tutti gli automobilisti che cambiano percorso per evitare un ingorgo del traffico. Ma in talune occasioni ciò non è ancora sufficiente. In questi casi può essere necessario trovare un obiettivo nuovo in grado di soddisfare i nostri bisogni, dato che quello individuato precedentemente non è raggiungibile, almeno per il momento.
L'aumento della tensione rende possibile innalzare lo stato di attenzione, facilitando l'individuo nella ricerca di una nuova destinazione.
Il traffico impedisce assolutamente di rilassarsi trascorrendo una giornata di primavera al mare? E noi ci rilasseremo con una bella passeggiata in collina.
L'incremento di attenzione e di vigilanza può far aprire gli occhi sull'obiettivo individuato, permettendo di:
- modificare del tutto l'obiettivo
- sostituirlo con un surrogato altrettanto valido
(fonte: Paolo Boschi e Lucia Sprugnoli)