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venerdì 21 agosto 2009

La mission della ricerca

Info da Atenei, bimestrale del Ministero dell'Università e della Ricerca, 5-6, 2005, Le Monnier, Firenze
La ricerca scientifica è, da almeno quattro secoli, uno dei fattori più dinamici nell’evoluzione della cultura umana. La conoscenza scientifica è quella che forse più di ogni altra negli ultimi secoli ha contribuito a rimodellare la visione che l’uomo ha di se stesso e dell’universo che lo circonda. La scienza ha dunque un grande valore culturale in sé.
Ma la ricerca è, da almeno un secolo, il grande motore dell’economia: la fonte cui attinge in maniera sistematica il sistema di innovazione tecnologica.
La scienza è la dimensione della cultura con cui l’uomo, nel bene o nel male, sta rimodellando il mondo. Ciò è tanto più vero oggi, che siamo entrati nell’era dell’economia fondata sulla conoscenza. La scienza ha dunque un enorme valore anche come «cultura del fare».
Non siamo scientisti. Non pensiamo che la scienza e la ragione siano in sé portatrici di «sorti magnifiche e progressive». Men che meno che siano le uniche depositarie di valori etici. Pensiamo però che la scienza e il suo sapere critico, se democraticamente diffusi e fuori da ogni ottica positivistica e/o utilitaristica, possano fornire straordinarie opportunità per migliorare la condizione umana.
Dobbiamo saper cogliere queste opportunità. La cultura scientifica e le nuove conoscenze prodotte dalla ricerca – con chiare regole e protocolli pubblici rigorosi – se ben governate e indirizzate a beneficio di tutti, possono essere elementi fondanti di un nuovo umanesimo.
Sì, noi crediamo nella ricerca scientifica. E ci crediamo tanto da affidarle un ruolo decisivo: invertire il percorso di declino e costruire il futuro sostenibile del Paese, aiutandolo a modificare la sua specializzazione produttiva. L’Italia deve imparare a produrre beni ad alto valore aggiunto di conoscenza. Certo non è semplice modificare la «vocazione profonda» di un sistema Paese. È ancor più difficile, al limite dell’impossibile, nel caso in cui il Paese si ritrovi, come l’Italia, con una seria situazione di bilancio. In un Paese che non ha molti soldi.
In queste condizioni occorre affidarsi ad appigli solidi e disponibili. Non ne abbiamo molti. Ma uno di essi è certamente il sistema di ricerca pubblico del Paese. Che si trova così ad avere una missione e una responsabilità in più rispetto ai sistemi di ricerca di altri Paesi: non deve produrre solo nuova conoscenza, non deve favorire solo l’innovazione tecnologica ma deve contribuire a modificare la «vocazione profonda» dell’Italia.

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