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giovedì 28 luglio 2011
martedì 26 luglio 2011
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Le norme e le PMI
Sebbene spesso siano vissute come documenti di esclusiva applicazione della grande industria, l’esperienza italiana ed europea sempre più spesso conferma che le norme tecniche offrono numerosi vantaggi competitivi anche alle piccolissime, piccole e medie imprese, perché:
Per ottenere i vantaggi derivanti dall’uso delle norme, le PMI devono essere messe in grado di conoscere e comprendere pienamente le norme di proprio interesse: per fare ciò UNI sta realizzando delle azioni per favorire l’accessibilità alla normazione tecnica. Si tratta di azioni che mirano a:
Se queste azioni avranno successo sarà ancora più facile sviluppare l’ultimo filone di attività finalizzato all’accessibilità della normazione per le PMI: il coinvolgimento attivo nell’attività di normazione. Attualmente la partecipazione delle PMI agli organi tecnici è episodica, ma – sempre in collaborazione con alcune confederazioni nazionali di impresa – stiamo organizzando un sistema di rappresentanza nelle commissioni tecniche in modo che le istanze delle imprese artigiane, medie e piccole possano essere pienamente rappresentate e sostenute, con il minimo impegno da parte dei singoli. Da consultare: |
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UNI e la competitività
UNI ha commissionato un’indagine per individuare quali sono - secondo i manager di 304 imprese italiane - gli elementi che permettono alle imprese di essere più competitive. L’indagine si è concentrata sull’analisi dei fattori che determinano la competitività. Quelli interni alle imprese, cioè quelli che dipendono prevalentemente dalla singola organizzazione (con particolare attenzione all’innovazione), e quelli esterni alle imprese, cioè quelli sui quali la singola organizzazione non può influire direttamente (con particolare attenzione alle norme tecniche volontarie, cioè alle norme UNI).
Per quanto riguarda l’innovazione, essa è considerata determinante per la competitività aziendale quando riguarda il prodotto/servizio (26%), l’area commerciale (15,1%), l’assistenza pre/post-vendita (11,5%). Particolarmente significativo il pacchetto relativo all’organizzazione aziendale: l’innovazione nell’organizzazione del lavoro, nella gestione aziendale e nel sistema aziendale nel suo complesso sommano il 21,8%: il dato è coerente con il successo che hanno avuto negli ultimi anni le norme tecniche sui sistemi di gestione aziendale (ISO 9000, ISO 14000, etc).
Tra i fattori esterni più importanti nel contribuire a migliorare la competitività aziendale sono stati giudicati: l’attività di ricerca, il mercato del lavoro, l’istruzione (tutti e tre con valori attestati intorno al 36%). Dopo il sistema bancario e la pubblica amministrazione il 13,8% identifica il fattore “norme tecniche volontarie UNI”. L’importanza maggiore alle norme tecniche UNI nell’aumentare la competitività aziendale viene data dalle imprese che hanno meno di 5 dipendenti e dai settori diversi dall’industria (servizi, commercio, banche/assicurazioni): coloro i quali hanno maggiori difficoltà ad accedere ai benefici della ricerca pubblica e che -quindi- nelle norme UNI trovano un convenientissimo strumento di trasferimento tecnologico e una “facile” garanzia da offrire ai propri clienti.
Dall’approfondimento sulle norme tecniche UNI è emersa una visione generalmente positiva del ruolo che esse possono svolgere per favorire l’innovazione e la competitività, in particolare viene riconosciuto che “definiscono la sicurezza dei prodotti/servizi necessaria per le innovazioni”, che “il loro uso permette alle aziende di dedicarsi a migliorare i prodotti/servizi, a diversificare, ad eccellere”, che “facilitano la diffusione dell’innovazione e quindi il processo di miglioramento continuo”. Meno sentito ma ugualmente presente è il fatto che l’uso delle norme tecniche UNI “riduce le barriere commerciali per l’accesso ai nuovi mercati” e che “facilitano il rispetto degli obblighi di legge”.
Infine, dalla ricerca è emerso un elevato consenso sul fatto che “partecipando all’attività tecnico/normativa UNI è possibile scambiare informazioni, studi, stimoli che facilitano l’innovazione” e che “è possibile avere un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti”. Un buon livello di condivisione ha raggiunto anche il fatto che “partecipando all’attività tecnico/normativa UNI è possibile diminuire il costo delle attività di ricerca e sviluppo”.
Acqua Research, 9.2004
Innovazione e competitività
Le norme tecniche non sono “la nuova frontiera” delle tecnologie bensì una descrizione ragionata delle “soluzioni migliori a problemi ricorrenti” basate sullo stato dell’arte, però per moltissime PMI ed aziende artigiane la loro applicazione costituisce di fatto una innovazione: innovazione per quanto riguarda il livello qualitativo, la sicurezza, l’impatto ambientale, la garanzia delle prestazioni e la riduzione delle responsabilità da prodotto difettoso. Le norme sono - infatti - strumenti di trasferimento tecnologico “di base” semplici e convenienti. La stessa Unione Europea nel 2008 ha riconosciuto nel documento “Conclusioni del Consiglio UE su normazione e innovazione” il contributo delle norme all’innovazione e alla competitività perché:
Inoltre ha raccomandato al mondo della ricerca di valutare le possibilità di trasferire i propri risultati direttamente nelle norme, riconoscendo ad esse un ruolo di stimolo all’innovazione analogo a quello dei brevetti incoraggiando gli stati membri a fare formazione scolastica su questi temi. Ma perché la normazione favorisce l’innovazione? perché:
Tutto ciò contribuisce a ridurre il rischio economico e finanziario connesso alle attività di innovazione. |
lunedì 18 luglio 2011
Comportamenti a Rischio: Pericolo al Volante
Circa il 20% delle persone che muoiono in seguito a un incidente stradale ha un eccesso di alcol nel sangue.
Un italiano su due è un bevitore, ovvero ha consumato negli ultimi 30 giorni almeno un'unità di bevanda alcolica: una percentuale in costante aumento, monitorata dal sistema di sorveglianza Passi.
In crescita anche i numeri dei consumatori che vengono definiti a rischio. Un italiano su cinque, infatti, è considerato un forte bevitore, un bevitore fuori pasto o un cosiddetto "binge" (ovvero un consumatore che nell'ultimo mese ha consumato 5 o più unità alcoliche in un'occasione).
Il 9,8% dei bevitori dichiara di aver guidato sotto l'effetto di alcol, cattiva abitudine diffusa soprattutto tra i 25 e i 34 anni. Il problema è anche relativo all'etilotest: solo un bevitore su 10, tra quelli fermati per un controllo, infatti, è stato sottosposto al test. Eppure chi guida in stato di ebbrezza ha un rischio maggiore di essere coinvolto in incidenti stradali.
Rivista Altroconsumo, supplemento Test Salute, 92, giugno 2011, www.altroconsumo.it
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